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Storia del Club Italia

È da tempo che avevo intenzione di scrivere la storia del Club Italia, dalla sua “preistoria” ad oggi:  raccontare e ricostruire i perché e le motivazioni che hanno spinto un gruppo di italiani residenti a Vienna a fondare, verso la fine degli anni settanta, un’associazione per “promuovere e mantenere i contatti fra gli italiani residenti in Austria” cosi come recita lo Statuto.

Mi sono subito reso conto che ricostruire la storia del Club Italia, specialmente quegli avvenimenti più lontani che ne hanno preceduto la fondazione, non sarebbe stata impresa agevole: molti sono i personaggi e troppi gli avvenimenti che devono essere ricordati o ricostruiti. L’aiuto della sola memoria non poteva essere ovviamente sufficiente ed ho quindi dovuto chiedere aiuto a quegli amici e conoscenti (almeno quelli ancora viventi) che hanno per un verso o per l’ altro, influito o partecipato alla nascita di questa associazione ancor oggi più che mai presente.

Il ricordo più antico, ricostruito con una certa approssimazione insieme a Giuseppe Restelli, risale alla fine del 1976 inizi del 1977.

In quel periodo lui, Giuseppe Restelli insieme a un certo Luigi Ajek, cercavano degli sponsor per fondare una squadra di calcio. Nelle intenzioni doveva essere una squadra di calcio costituita, almeno in maggior parte, da italiani; chiedere sponsorizzazioni alle ditte italiane di Vienna fu quindi una naturale conseguenza.

Mio fratello Pino ed io avevamo in quegli anni un negozio nel terzo Distretto, nella Erdbergstraße: vendevamo al dettaglio (più che all’ingrosso) delle ceramiche italiane dal design assolutamente concorrenziale. Era stata un’idea di mio fratello: aveva conosciuto, una viennese in Italia e aveva deciso di trasferirsi in Austria (così come è successo e continua a succedere a tanti altri nostri connazionali…) e coinvolse anche me in questa sua “avventura”.

Quando Giuseppe Restelli e Luigi Ajek vennero a trovarci in negozio, io e mio fratello eravamo già da 5 – 6 anni a Vienna ma non avevamo ancora un’ampia cerchia di amici italiani. Le nostre consorti erano austriache e noi non avevamo avuto numerose occasioni per incontrare altri italiani residenti; le uniche eccezioni erano la tradizionale festa del 2 Giugno (organizzata dal Consolato) e le nostre rare visite domenicali alla chiesa degli Italiani: la Minoritenkirche.

Quando per rispondere alle richieste di Giuseppe e Luigi, mio fratello fece la proposta di “allargare” l’idea della squadra all’iniziativa di fondare un Club che permettesse agli italiani d’incontrarsi, conoscersi e frequentarsi, ebbi l’impressione che avesse letto i miei pensieri e difesi subito con entusiasmo l’idea.

I due cari connazionali, come poi mi è stato raccontato, dopo essere usciti dal nostro negozio e nelle settimane seguenti, continuarono a discutere: il primo, Giuseppe Restelli, credette subito nell’idea del “Club” e voleva sviluppare l’idea senza limitarsi alla squadra di calcio; il secondo invece, forse perché più appassionato di calcio, insisteva nel limitarsi alla ricerca di sponsor per la squandra non credendo molto nella riuscita di un Club per Italiani.

(continua prossimamente)